Ex asso dell’aviazione, spia internazionale, Vendicatrice, Difensore ed avventuriera spaziale, dopo essere stata esposta ad un macchinario alieno che le ha donato una forza sovrumana, il potere di volare e quello di emettere od assorbire energia,Carol Danvers è...

#14 – Per un pugno di Marvel

di Fabio Furlanetto

 

Quando ha accettato di farsi rinchiudere da Zuras in una macchina per l’animazione sospesa, Carol Danvers alias Capitan Marvel pensava che al suo risveglio sarebbe stata accolta dal re degli Eterni.

Non si aspettava invece di riprendere i sensi sdraiata su una nuvola, su cui sta fluttuando pur senza volerlo fare. Il suo primo sospetto è che si tratti di un sogno, ma quando le appare davanti una donna dalle grandi ali angeliche ha un altro sospetto.

-Sono morta? – è la sua naturale domanda.

-Non ancora, Carol Susan Jane Danvers. Prima dovrai portare a termine una missione per me – spiega l’angelo, tra le cui mani argentate appare una spada argentea che Carol riconosce.

-La spada di Nemesi.

-Io sono Nemesi, Dea Della Giustizia, e quella che vedi è l’immagine della spada che ho forgiato assieme ad Efesto perché chiunque infranga la legge non possa sfuggirmi.

-Ehm... okay? Non vorrei mancare di rispetto, ma mi sfugge cosa c’entri con me...

-La spada può anche uccidere chi è protetto dal destino. Le Moire, sovrane della vita di uomini e dei, temendo il suo potere hanno chiesto a Zeus di impedirmi di brandire la mia spada, che ora si trova nel regno dei mortali.

-Visto che nel mio tempo c’è una svitata che se ne va in giro con quella spada, non preoccuparti: qualcuno la ritroverà. In effetti, dato che è una svitata forse dovresti preoccuparti...

-Permetti alla mia spada di compiere il suo destino, Carol Danvers, e ti riporterò al tuo tempo.

-Se ci tieni così tanto, perché non ti riprendi da sola la spada? Sei una dea, no?

-Zeus ha decretato che solo un mortale può recuperarla. Da secoli cerco un modo di raggirarlo, ma il tempo stringe: un malvagio stregone ha inviato il suo servitore per rubarla. Ho bisogno di un campione per impedire che l’arma suprema della giustizia cada nelle mani sbagliate... e quel campione sarai tu.

-Diciamo che ti credo. Dove sarebbe questa spada, ed esattamente in che anno siamo?

-1482 anni dopo gli ultimi Giochi Olimpici, in una landa desolata chiamata...

 

Tombstone, Texas

Il sole cocente si abbatte sulla città di frontiera situata in mezzo al nulla. Una folata di vento solleva una piccola nuvola di polvere di fronte al saloon, che ha già avuto il suo bel numero di clienti in giornata. Uno di loro esce barcollando, più che evidentemente ubriaco e pronto a svenire dentro l’abbeveratoio per cavalli se non fosse per il fischio che lo chiama dalle ombre tra il saloon e l’edificio accanto. L’uomo si avvicina per controllare, svanendo nelle ombre; dopo il rumore di un leggero tafferuglio, i suoi vestiti escono dal vicolo indossati da una donna.

-Fatti una bella dormita, amico. Ho l’impressione che risvegliarti in mezzo a una strada senza sapere come ci sei finito non sia una grande novità per te – gli dice Carol Danvers, indossando il cappello ed incamminandosi verso il saloon.

Naturalmente, non appena entra tutti gli occhi sono su di lei: nonostante i vestiti non ci vuole molto a capire che si tratta di una donna, anche per i lunghi capelli biondi che cascano sulle spalle.

-Non mi serve un’altra sguattera, ma se vuoi un lavoro le bionde hanno sempre successo da Madame Scarlet – dice il barista, sorridendo sotto i folti baffi, presto imitato dai clienti.

Carol preferisce ignorarli, sopprimendo l’istinto di dar loro una lezione di buone maniere.

-Sto cercando una cosa. E se ricordo bene i film che guardava mio padre, i baristi dei saloon sanno sempre le ultime novità prima degli altri.

-Non so cos’è un film, ma tuo padre aveva ragione. Cosa stai cercando, bella straniera?

-Sto cercando una spada.

-Ce l’ho qui io una grossa spada per te! – esclama uno dei clienti, accompagnando la battuta con un gesto osceno suscitando l’ilarità dei suoi compagni di bevute.

“Okay. Forse il mio istinto aveva ragione” pensa Carol, dirigendosi verso l’uomo.

-Nessuno ti ha mai insegnato come si parla a una signora, vero?

-Mai visto una signora che se ne va in giro vestita in quel modo! – risponde l’uomo, cercando di palpare il sedere di Carol. “Cercare” perché non solo lei gli afferra il polso, ma lo strattona con abbastanza forza da farlo cadere dalla sedia.

L’uomo si rialza barcollando, un po’ per la sorpresa un po’ per la quantità di alcool che ha bevuto: Carol non avrebbe nemmeno bisogno dei poteri per metterlo al tappeto.

-Chi ti credi di essere, puttana!?

Ci sono tutti presupposti per una rissa, ma tutti gli uomini presenti si impietriscono quando il sole che entra dalla porta del saloon viene temporaneamente oscurato da un’ombra.

Il barista si fa il segno della croce quando lo straniero mette piede nel locale. Vestito di nero da capo a piedi, compreso il cappello che ne oscura la parte superiore del volto: soltanto i folti baffi sono chiaramente riconoscibili. Il suo passo è pesante: il rumore degli speroni metallici rimbomba nel silenzio che si è creato al suo arrivo.

-Sto cercando un gentiluomo di nome Mitch Coltrane – dice con tono di voce minaccioso ed un accento riconoscibilmente inglese.

-E’ lui – si sbrigano a dire i due compagni di bevute dell’uomo che stava importunando Carol; sono ancora più veloci ad allontanarsi dal tavolo, specialmente perché lo straniero una mano alla tasca interna della giacca nera per estrarre un piccolo coltello.

-Madame Scarlet dice che ieri sera hai mancato di rispetto ad una delle sue ragazze. E che in questa patetica imitazione del mondo civilizzato che chiamate frontiera scamperai sicuramente alla tua punizione.

-L’ha voluto lei! Hai idea di quanti soldi voleva!?

-Selvaggi – sospira l’uomo, lanciando il coltello con precisione mortale: affonderebbe nell’occhio di Mitch se Carol non scattasse con riflessi sovrumani per afferrare l’arma al volo.

-Neanche per sogno, amico. Persino da queste parti ci sono delle leggi – lo redarguisce Carol.

-Si faccia da parte, signorina. Non vorrei si facesse inavvertitamente del male.

-Buona fortuna con quello – risponde lei, piegando la lama del pugnale come se fosse di plastica e lasciando cadere a terra l’arma.

Lo straniero non cambia minimamente espressione facciale, ma porta la mano destra verso la fondina che porta alla sinistra, nascosta dalla lunga giacca di pelle nera.

-Adesso vuoi spararmi? Sul serio? Stai un po’ esagerando, non credi?

-Le pistole sono per i codardi. Stai solo attento a non colpire la signorina – dice lo straniero, che non sta parlando con lei: infatti Mitch ha estratto la pistola e fa fuoco non appena lei si volta.

Normalmente, fermare un proiettile da quella distanza sarebbe al limite delle sue capacità: Carol può volare molto più velocemente, ma i suoi riflessi non sono allo stesso livello. Considerato che questi sono i proiettili più grossi e lenti che abbia mai visto, questa volta potrebbe farcela... se non esitasse quando vede che lo straniero vestito di nero non sta estraendo una pistola.

Sta sguainando una spada. Per la precisione, la Lama d’Ebano.

Invece di raggiungere il bersaglio, il proiettile viene tagliato a metà: i due frammenti raggiungono il muro alle spalle dello straniero. Chiaramente terrorizzato, Mitch spara di nuovo; il primo colpo rimbalza sulla spada, e prima che possa sparare il secondo la Lama d’Ebano taglia la canna.

Taglierebbe anche la testa di Mitch in pochi secondi, se Carol non raggiungesse lo straniero e lo spingesse via con abbastanza forza da scagliarlo contro il bancone del bar.

-Grazie grazie grazie!!! – si affretta a dire Mitch.

-Stà zitto – risponde Carol dandogli un leggero buffetto: sufficiente a sbatterlo contro il muro e fargli perdere i sensi.

-Mi avevano avvisato che avrei affrontato forze malvagie, ma non pensavo a una strega – commenta lo straniero, rialzandosi e facendo roteare la Lama d’Ebano in chiaro segno di sfida.

-C’è qualche problema, signori?

La voce appartiene all’uomo che è appena entrato nel saloon. Indossa una maschera a domino ed impugna una pistola in ogni mano: una puntata verso lo straniero ed un’altra verso Carol.

Entrambi non sembrano particolarmente preoccupati dalla cosa, ma lo straniero sembra calmarsi.

-Nessun problema, Two-Gun Kid. Solo una leggera disputa.

-Leggera disputa!? Hai quasi decapitato quel tipo!!! – protesta Carol.

-Non senza una buona ragione. E’ uno stupratore – risponde lo straniero dall’accento inglese.

-Un’accusa pesante. Hai delle prove, Cavaliere Nero? – chiede l’eroe mascherato.

-Come se ad un vigilante mascherato potesse importare. In pochi giorni ho già visto quando poco possa valere la giustizia in questo luogo – commenta lo straniero, rimettendo la spada nel fodero.

-E lei, signorina? E’ stata importunata?

-Questo “Mitch” è spazzatura, ma non è una buona scusa per ucciderlo a sangue freddo, anche nel Far West. E so che anche tu sei d’accordo, Two-Gun Kid – risponde Carol.

-Certo che lo sono: quest’uomo ha dei diritti. Se hai delle prove, Cavaliere Nero, ti consiglio di presentarle. Altrimenti, è meglio che tu vada per la tua strada.

-Dato che tu sei la cosa più vicina alla legge che si possa trovare in questa frontiera, Two-Gun Kid, lascerò la questione nelle tue mani. Speravo tu potessi essere un alleato: invece, il Cavaliere Nero dovrà continuare a cavalcare da solo – risponde enigmaticamente lo straniero, uscendo dal saloon.

Carol lo segue, ma viene subito bloccata da Two-Gun Kid prima che possa uscire dal locale.

-Un attimo solo, signorina. Non ho avuto modo di sapere il suo nome.

-Carol. Carol... Eastwood – risponde lei, sopprimendo con forza un sorriso.

-Sì, certo. E suo padre si chiama Clint per caso? – risponde Two-Gun Kid, aspettandosi che lei non capisca la battuta. Invece c’è un silenzio imbarazzante di qualche secondo, qualcosa scatta nella mente di entrambi, e si dicono la stessa cosa:

-Possiamo parlare in privato?

 

Studio Legale Hawk & Shores

Assicurandosi di non essere seguito, Two-Gun Kid ha portato Carol nel piccolo edificio adiacente al saloon; non c’è nessuno all’interno, probabilmente perché è già ora di pranzo.

-Qui nessuno ci disturberà. Matt Hawk è un mio caro amico e so per certo che...

-Kid, non c’è bisogno dell’identità segreta. So che sei Matt Hawk sotto quella maschera.

-Che cosa glielo fa pensare, signorina Eastwood... se questo è il suo vero nome?

-Sai benissimo che non lo è. Veniamo dritti al punto, okay? – risponde Carol, estraendo la propria Communicard dei Vendicatori e mostrandola al pistolero.

-Vieni dal futuro. Come sta Clint? [1] – chiede Two-Gun Kid, togliendosi il cappello e la maschera prima di aprire la porta dell’ufficio e richiuderla a chiave dietro di sé.

-E’ tornato sulla Costa Est. Prima di continuare, ho bisogno di sapere che giorno è oggi.

-Mercoledì 7 Luglio 1875.

-Quindi, se non ricordo male, dopo che sei tornato nel Vecchio West ma prima di incontrare... forse è meglio non dirlo. [2]

-E faresti meglio a non chiamarlo “Vecchio West” se non vuoi attirare l’attenzione. Prima volta in cui viaggi nel tempo?

-L’ho fatto un paio di volte ed è sempre peggio. Che tu ci creda o meno, per tornare al presente devo ritrovare una spada magica... ed immagino che la presenza del Cavaliere Nero non sia una coincidenza. Cosa mi puoi dire di lui?

-Non molto. E’ arrivato a Tombstone pochi giorni fa sotto il nome di Sir Henry Garrett; è parecchio insistente su quel “Sir”. Non ho idea di cosa voglia, ma si è già fatto una certa reputazione. La spada che cerchi può essere la sua?

-No, ma averlo incontrato non può essere una coincidenza. Ha parlato di una certa Madame Scarlet, hai idea di chi sia?

-Tutta la città la conosce, anche se nessuno lo ammette. Se vuoi incontrarla, non sarà facile: non si occupa lei del reclutamento, ed è parecchio restia ad incontrare altre donne... troppe mogli gelose.

-Gestisce un bordello, quindi. Chissà perché non è apparsa nei tuoi film.

-Ti prego, non dirmi che hai visto quelle idiozie!

-Mio padre è un patito di film western. I miei fratelli li detestavano, ma guardare quei film assieme era l’unico appuntamento fisso con mio padre quando ero piccola.

-Mi fa piacere che sia uscito qualcosa di decente da quel genere; nel futuro avete un’idea molto strana delle mie imprese e di quest’epoca. Non avrei mai dovuto guardare quegli stupidi film.

-Dev’essere stato strano. Non so come reagirei se facessero un film su di me, ma so che non resisterei alla tentazione di vederlo.

-Ti auguro almeno che non ci facciano sopra un musical come hanno fatto per... arriva qualcuno – dice Two-Gun Kid, aprendo molto lentamente la porta.

C’è una ragazza di poco più di vent’anni nell’ufficio legale che si guarda attorno con sospetto, come se stesse cercando il coraggio di non scappare. Two-Gun Kid si assicura che maschera e cappello siano nascosti prima di presentarsi.

-Posso esserle d’aiuto, miss...?

-Mary. Io... non so se dovrei... vedo che è occupato – risponde la ragazza, fissando Carol.

-Non si preoccupi di miss Eastwood, mi sta solo aiutando in un caso che sto seguendo.

-Un caso parecchio urgente, se te lo sei dimenticato. Se non hai intenzione di aiutarmi, andrò a parlare con questa Madame Scarlet da sola – risponde Carol bruscamente; tutto quello a cui riesce pensare è la possibilità di tornare a casa dalla sua famiglia, e potrà farlo solo aiutando Nemesi.

-No, per favore non lo faccia, Madame Scarlet andrebbe su tutte le furie se scoprisse che sono andata da un avvocato! – dice terrorizzata Mary.

-Se lavori per lei, devi avere un ottimo motivo per venire da me. Ha qualcosa a che fare con le accuse di Sir Garrett riguardo lo stupro di una delle ragazze di Scarlet?

-Sono... sono io quella ragazza. Vorrei denunciare Mitch Coltrane.

-D’accordo, anche questo è importante – ammette Carol, sentendosi in colpa per aver dimenticato che questa può essere storia antica per lei ma è la vita di tutti i giorni per queste persone.

-Mitch è il nipote di Madame Scarlet; se lo denuncio distruggerà la mia vita. Ma se non lo faccio, Mitch sfuggirà alla giustizia adesso che il Cavaliere Nero lascerà la città – continua Mary.

-Aspetta. Come fai a saperlo? – chiede Carol.

-Sir Garrett ha passato diverse notti al bordello. Una delle ragazze, una mezza indiana, gli ha detto dove trovare quello che stava cercando: sarebbe partito oggi stesso. Gli ho detto di Mitch sperando che facesse giustizia, ma...

-Sta cercando una spada, vero? Dove può trovarla? – chiede Carol, avvicinandosi a Mary con tono inquisitorio: la compassione per la vittima ha rapidamente lasciato il posto alla determinazione di tornare a casa.

-La Caverna Senza Vita, ma non capisco cosa c’entri con Mitch.

-Portami a quella caverna e ti giuro che Mitch Coltrane passerà la vita dietro le sbarre.

-Forse dovremmo parlarne prima – interviene l’avvocato.

-E’ a meno di un’ora da qui – risponde Mary, ignorandolo completamente così come fa Carol.

-Quindi il Cavaliere Nero ha già un vantaggio su di noi, dobbiamo partire immediatamente.

-Calmatevi un istante, signore. Non solo non sappiamo con chi abbiamo a che fare, ma...

-Non c’è tempo, mi dispiace – lo interrompe Carol, afferrandolo per una spalla e scagliandolo contro il muro come se fosse una bambola di pezza: è abbastanza da fargli perdere i sensi e da spaventare Mary, che reagisce con un urlo.

-Non preoccuparti, non ti farò del male. Da che parte andiamo per questa caverna?

-Verso ovest. Ma non posso cavalcare vestita così – le fa notare Mary: la gonna che indossa è decisamente troppo ingombrante per salire in sella.

-Non importa. Non abbiamo bisogno di un cavallo – risponde Carol, prendendo Mary tra le braccia e volando fuori dalla finestra.

In un’era che non conosce gli aerei, nessuno solleva gli occhi verso il sole cocente per notare le due donne che volano verso ovest. L’unico a farlo è un uomo che è appena uscito barcollante dall’abbeveratoio dove era stato lasciato senza vestiti.

-Va bene, va bene. Ho capito il segnale: devo smettere di bere – dice a se stesso.

 

Bordello di Madame Scarlet

Ogni sorta di uomo entra in questo locale, generalmente con un’idea molto precisa di cosa cerca.

Mitch Coltrane è un’eccezione solo perché il suo obiettivo è la vendetta: nello specifico, deve trovare il modo di farla pagare allo spadaccino inglese e alla sgualdrina bionda.

-Mitch! Già di ritorno così presto? – chiede una delle ragazze, cercando di stringersi a lui.

-Và a chiamare mia zia Scarlet. Voglio sapere quale di voi puttane ha detto al Cavaliere Nero dove trovarmi – risponde Mitch, spingendola via.

-S-sì, subito – dice la ragazza, che sa fin troppo bene quanto possa diventare violento Mitch.

-Il bastardo è abbastanza veloce da bloccare un proiettile con la spada. Vediamo se può farlo anche se gli sparo alla schiena –  dice tra sé e sé Mitch mentre estrae la pistola per controllare quanto proiettili gli sono rimasti in canna. L’arma gli cade dalla mano, però, quando un improvviso dolore al petto lo costringe ad inginocchiarsi.

-Cosa diavolo... hey! – esclama quando un guanto di metallo nero esce dalla sua stessa ombra e lo afferra per il polso. Mitch urla per lo spavento, ma non per molto: in pochi secondi, l’ombra cresce fino a quando Mitch Coltrane scompare all’interno di un’armatura medievale nera come la notte.

-L’Ultimo Cavaliere è rinato! Dov’è la Lama d’Ebano? – chiede l’essere che ha sostituito il fuorilegge. Naturalmente, un evento soprannaturale come questo non tarda a scatenare il panico totale nel bordello; l’Ultimo Cavaliere non se ne cura, restando impassibile a guardare le prostitute che scappano in strada urlando istericamente. Soltanto una attira la sua attenzione: una ragazza per metà nativa americana, che l’Ultimo Cavaliere afferra per un braccio.

-Tu sai dov’è. In che anno siamo? – chiede lui; quando la ragazza esita prima di rispondere, lui la scaglia via senza preoccuparsi della sua incolumità.

-Non importa. Più torno indietro e più il mio potere aumenta: posso trovarlo da solo ormai – dice a se stesso, uscendo in strada. Il cavallo di Mitch Coltrane nitrisce al suo passaggio, ma un tocco dell’Ultimo Cavaliere trasforma l’animale in un destriero ricoperto da un’armatura nera.

E senza dire altro, l’entità che sta possedendo il fuorilegge inizia un lungo galoppo.

 

La Caverna Senza Vita

Carol atterra di fronte all’ingresso della caverna, facendo scendere a terra Mary; non ha potuto volare velocemente quanto avrebbe voluto, dovendo lasciare alla ragazza la possibilità di orientarsi per indicarle la strada. Considerando che Mary non ha mai volato in vita sua è stato più difficile del previsto, anche se si è abituata sorprendentemente presto al primo uso di super-poteri che ha visto.

-Sicura che sia questo il posto? – chiede Carol.

-Più che sicura. Quello è il suo cavallo – risponde Mary: vicino all’entrata c’è infatti uno stallone nero ad aspettare fedelmente il suo padrone.

-Perfetto. Aspettami qui mentre vado a recuperare la spada; non mi sono dimenticata della promessa, tornerò per mettere in galera il bastardo che ti ha violentata.

-Pensi davvero di poterlo fare?

-So come trattare i cattivi, credimi.

-No, intendevo... sei sicura di poter ritornare dalla Caverna Senza Vita? Nessuno lo ha mai fatto.

-Immaginavo fosse troppo sperare che avesse quel nome perché da queste parti non c’è niente da fare il sabato sera. Ma il Cavaliere Nero è già entrato lì dentro, e credimi, so per certo che ne uscirà.

-Come puoi esserne certa?

-E’... complicato. Tu aspettami qui – cerca di rassicurarla Carol, preferendo evitare di discutere di essere sposata con un discendente dell’uomo che si sta preparando ad affrontare.

Carol entra nella caverna, incanalando una piccola dose di energia nella mano destra per renderla luminosa come una torcia, ed inizia ad esplorare.

E’ una caverna molto più grande di quanto potrebbe sembrare dall’esterno, e non ci vuole molto prima di raggiungere un crepaccio che conduce ad una parte molto più profonda. Se Carol non potesse volare, ci sarebbe cascata dentro e si sarebbe probabilmente rotta l’osso del collo.

“Chissà quanta gente è morta provando ad esplorare la caverna. Con un po’ di fortuna è per questo che si chiama così, ma considerando come sta andando questo viaggio nel tempo è probabilmente piena di zombie” – pensa, scendendo lentamente nelle profondità.

Il fondo dalla caverna è molto diverso da quanto si aspettava. Prima di tutto, ci sono scheletri ovunque. Secondo, al centro della caverna c’è un grosso scrigno di marmo. Terzo, il Cavaliere Nero ha estratto la Lama d’Ebano e si prepara ad usarla per tagliare a metà lo scrigno.

-Fermo!!! – richiama la sua attenzione Carol, lanciando un raggio di energia per farlo allontanare dallo scrigno.

-Ancora tu. Devi essere la strega di cui mi avvertito Merlino.

-Ascolta, non so cosa credi ci sia lì dentro, ma sono certa che ti sbagli.

-Contiene la spada di Nemesi, la dea della giustizia.

-Okay, è esattamente quello che c’è lì dentro, ma non è questo il punto. Qualunque cosa ti abbia detto Merlino...

-Mi ha detto che una donna dai poteri sovrumani avrebbe cercato di impedirmi di prenderla, perché questa spada ha a che fare con la fine del mondo.

-Pure questo è giusto. So che tutto questo è molto complicato; perché non ti allontani dallo scrigno e ne parliamo come persone normali?

-Non sono una persona normale. Sono Sir Henry Garrett, il Cavaliere Nero. Fai un solo passo verso quella spada ed il tuo sangue scorrerà sulla mia... cos’è stato? – chiede l’uomo.

Ad uno ad uno, gli scheletri si sollevano e le loro ossa diventano ricoperte d’argento.

-Zombie. Lo sapevo che sarebbe finita così – sospira Carol.

-Indietro, vili creature! Malvagia o meno, non vi permetterò di aggredire una donna indifesa! – dice il Cavaliere Nero mentre taglia a metà il primo scheletro che prova ad avvicinarsi.

-Ma per favore – risponde Carol, dando un pugno ad un teschio così forte da farlo esplodere... solo per vederlo ripararsi in un istante. Ed è solo l’inizio: i due intrusi sono ben presto assediati.

 

Fuori dalla caverna

Mary non sa cosa pensare. Ogni istinto del suo corpo le sta dicendo di scappare, di saltare in groppa al destriero del Cavaliere Nero e non fermarsi fino a quando non sarà a mille miglia di distanza.

Tranne qualcosa che le sta sussurrando di non preoccuparsi, che questo è esattamente il posto dove deve trovarsi in questo momento. Una voce a cui è difficile dare ascolto quando Mary osserva l’ennesima cosa impossibile della giornata: un cavallo armato che cavalca verso di lei più veloce di un treno in corsa, e che solleva un’immane nuvola di polvere quando si ferma.

Mary resta impietrita quando osserva l’Ultimo Cavaliere scendere di cavallo. Il destriero del Cavaliere Nero si imbizzarrisce, e quando l’essere misterioso lo guarda la paura ha il sopravvento sulla lealtà e lo stallone non perde tempo a scappare il più velocemente che può.

-In che anno siamo? Rispondimi! – chiede l’entità oscura, facendo battere all’impazzata il cuore di Mary. Il tono minaccioso è quanto basta per convincerla a correre verso l’unico riparo disponibile, e la ragazza corre dentro la caverna.

-Ottenere risposte nel passato più recente era più facile – commenta l’Ultimo Cavaliere, seguendo Mary.

 

La Caverna Senza Vita

Rispetto a quello che ha vissuto in passato, sconfiggere un’orda di scheletri dovrebbe essere una passeggiata per Capitan Marvel. Eppure si stanno dimostrando avversari molto più tenaci del previsto: anche con l’aiuto del Cavaliere Nero, tutto quello che riesce a fare è rallentare la loro avanzata, ma niente di quello che fanno sembra poterli tenere al tappeto al lungo.

-Questi sono più testardi di Logan. Nemici così sembrano più il tuo genere; suggerimenti?

-Proteggiamo la spada fino alla nostra morte.

-Stai tranquillo, so per certo che non morirai prima di aver avuto figli.

-Ah, puoi vedere il futuro quindi. Avrò altri figli dopo Arthur? – il Cavaliere Nero chiede.

-Come “altri”? – chiede Carol. Questo Cavaliere Nero dev’essere almeno il nonno del bisnonno di Dane Whitman; non ha la benché minima idea di quanti figli abbia avuto.

-Sono un’idiota: potremmo veramente morire tutti e due qui dentro – realizza Carol, i cui cupi pensieri sono zittiti dalle urla di una donna che è caduta nel crepaccio e che sta per sfracellarsi sulle rocce della caverna.

Carol vola verso Mary e l’afferra tra le proprie braccia, avendo cura di farla decelerare il più lentamente possibile invece di bloccarla di colpo: una decelerazione troppo rapida la ucciderebbe.

-Cosa diavolo ci fai qui? – le domanda.

-Non potevo restare là fuori! C’è un mostro! – risponde Mary.

-Ce ne sono abbastanza anche qui! – risponde il Cavaliere Nero, che senza l’aiuto di Capitan Marvel sta faticando a tenere testa alla piccola armata di morti viventi che ha di fronte.

L’unica cosa positiva è che si stanno concentrando così tanto su di lui da lasciare abbastanza spazio a Capitan Marvel per far scendere a terra Mary, ma è la massima estensione della sua buona sorte quotidiana: proprio allora un uomo in armatura nera come la notte arriva nella caverna, precipitando addosso ad un paio di scheletri ridotti in polvere dal suo peso.

-Cavaliere Nero! La tua ora è... – proclama con la sua voce infernale, interrotto da un raggio di energia fotonica che lo colpisce alle spalle. Si volta emettendo un suono gutturale simile ad un ruggito, e quando il suo sguardo incrocia quello di Capitan Marvel dicono la stessa cosa.

-Di nuovo tu!

-Di nuovo tu!

-Non ti bastava dar luce alla tua progenie maledetta? Quante ere devi infestare?

-Sono un po’ impegnata oggi, Ultimo Cavaliere. Posso prenderti a calci nel sedere un altro giorno?

-Non ci sarà un altro giorno per te!  Morirai per mano mia- minaccia l’Ultimo Cavaliere, preparandosi a caricare verso Carol brandendo una spada nera. Viene però interrotto dagli scheletri d’argento che si scagliano su di lui come animali inferociti, ignorando completamente chiunque altro si trovi nella caverna.

Mary si stringe al Cavaliere Nero, che non ha la minima idea di cosa stia succedendo.

-Questo continente è sempre più strano. Chi è questo pazzo?

-Si fa chiamare l’Ultimo Cavaliere. Un essere mistico che viaggia nel tempo per uccidere chiunque appartenga alla dinastia dei Cavalieri Neri e con un pessimo tempismo – spiega Carol, allontanandosi dalla mischia: gli scheletri non sono decisamente i suoi avversari preferiti.

-Capisco che lo hai già affrontato. Perché? Cosa hai a che fare con la Lama d’Ebano?

-Non è proprio il momento di parlarne. Ascolta, gli scheletri non lo fermeranno a lungo, la Lama d’Ebano è la sola cosa che può ferirlo; tienilo d’occhio mentre io recupero la spada di Nemesi – spiega Carol, dirigendosi verso lo scrigno di marmo.

O meglio provandoci: c’è una barriera invisibile che le impedisce di avvicinarsi per più di qualche metro, non importa con quanta forza spinga.

-Dio, quanto odio la magia. C’è una specie di campo di forza, puoi tagliarlo?

-Qui non c’è niente. Mi stai chiedendo di tagliare l’aria? – controbatte il Cavaliere Nero. La Lama d’Ebano riesce ad avvicinarsi più di quanto possa fare Carol, ma l’uomo che impugna non può fare un altro passo.

-BASTA! La mia missione non sarà fermata di nuovo! – grida l’Ultimo Cavaliere, facendosi spazio tra gli scheletri: l’oscurità della sua armatura si espande, avvolgendo le ossa dei proprie nemici e trasformando l’argento che le ricopre in carbone.

-Nemmeno gli dei possono fermare la mia avanzata. Più torno indietro più aumenta il mio potere; nell’esiliarmi mi hai reso solo più forte – dice l’Ultimo Cavaliere, avanzando con sicurezza mentre gli scheletri neri si inginocchiano al suo passaggio.

-Non scherza: ci farebbe comodo un miracolo adesso! Mary, mettiti al sicuro dietro a... Mary? – dice Carol; si è appena accorta che la ragazza è dietro la barriera. Infatti, terrorizzata dalla situazione è indietreggiata fino ad arrivare a poca distanza dallo scrigno.

-Mary! Apri lo scrigno!

-Ora la dinastia dei Cavalieri Neri avrà fine! – proclama l’Ultimo Cavaliere, scagliandosi contro Carol brandendo due spade di pura ombra.

Si ferma quando una luce accecante proveniente dallo scrigno lo distrae. La sua avanzata viene rallentata di pochi secondi, ma sono quanto basta a Capitan Marvel per strappare la Lama d’Ebano dalle mani del Cavaliere Nero: quando l’Ultimo Cavaliere si rende conto di cosa è successo, la spada magica lo ha già trafitto al petto.

-Maledetta... strega...

-Salutami il passato – risponde Capitan Marvel, estraendo la Lama d’Ebano dal corpo dell’avversario; quest’ultimo evapora in una nebbia nera che si svanisce rapidamente.

-Grazie del team-up – aggiunge Carol, porgendo la Lama d’Ebano al Cavaliere Nero che gliela strappa con un’espressione disgustata nel volto.

-Avresti dovuto lasciarlo fare a me. La Lama d’Ebano non è un’arma da donna.

-L’Ultimo Cavaliere non l’unico ad essere intrappolato nel passato, vedo. Speravo che essere salvato da due donne ti avrebbe dato un po’ più di prospettiva.

-Uhm, Carol? Sir Garrett? Lo scrigno è vuoto – li chiama Mary.

-Come sarebbe a dire vuoto!? – chiede Capitan Marvel, volando verso la ragazza: può vedere con i suoi occhi che lo scrigno di marmo non contiene nulla se non un’incisione.

-Sai che cosa c’è scritto? – chiede Mary.

-No, penso che sia in greco antico, ma non so leggerlo.

-Merito del sistema scolastico americano, senza dubbio. La scritta dice “Giustizia è fatta” – traduce il Cavaliere Nero.

-Fantastico. Un’enorme perdita di tempo, insomma – scuote la testa Carol.

 

Studio Legale Hawk & Shores

Sul retro dell’edificio, Carol abbraccia Mary mentre il Cavaliere Nero risale in sella al proprio destriero. E’ quest’ultimo ad intimare:

-Faremmo meglio a muoverci. Ci aspetta un viaggio molto lungo.

-Sicura di volertene andare con questo tizio? Devono esserci altri modi per lasciare Tombstone.

-Sir Garrett mi scorterà fino a Houston, e si è offerto di pagarmi il viaggio fino in Canada.

-Non sarebbe appropriato se mi seguisse in Inghilterra – aggiunge il Cavaliere Nero.

-Scappare fino in Canada mi sembra un po’ estremo, specialmente in quest’epoca... sicura di non volerci ripensare?

-Ho qualche lontano parente al nord, spero di riuscire a ritrovarli. E voglio essere il più lontana possibile da questo posto, adesso.

-Posso capire il perché. Buona fortuna. E Sir Garrett... apprezzerei molto se non parlasse con la sua famiglia di questa avventura. Del resto mi sembra di aver capito che è già abituato a non parlare con sua moglie di quello che fa in giro per il mondo con altre donne.

-Mi creda, signorina, nulla mi farebbe più piacere dell’idea che la mia famiglia non abbia mai più niente a che vedere con lei.

Carol riesce a trattenersi dal fare commenti, aiutando Mary a salire a cavallo e guardando la strana coppia cavalcare verso l’orizzonte.

-Strano individuo – commenta Two-Gun Kid, nella sua identità civile di Matt Hawk, uscendo dall’edificio del suo ufficio legale.

-A dir poco. Kid, mi dispiace per come sono andate le cose, ma...

-Avevi una missione. Il mio orgoglio può sopravvivere all’essere messo al tappeto da una donna, specialmente se è un Vendicatore.

-Peccato abbia fallito quella missione, e adesso sono bloccata qui nel Vecchio West.

-Non necessariamente. C’è una persona che vuole vederti – dice Matt, facendo cenno a Carol di seguirlo. Quando raggiungono lo studio legale, prima di aprire la porta l’uomo si ferma e porge a Carol un pezzo di carta.

-Ha insistito per parlarti da sola. Ma prima pensavo fosse il caso di darti questo.

-Che cos’è, la tua parcella?

-Il mio autografo. Hai detto che mio padre è un fan: ho pensato che potesse gradirlo.

-Adesso mi fai sentire veramente in colpa per averti steso e non averti portato con me...

-Considerato quanto mi hai detto della battaglia, preferisco essermela persa. E’ uno dei motivi per cui sono tornato nella mia epoca... le avventure degli eroi del futuro sono troppo bizzarre per me.

-Un po’ ti invidio. Non dev’essere male doversi preoccupare solo dei rapinatori di banche.

-E a me manca la TV via cavo, ma preferisco perdermela che avere a che fare con queste cose – conclude Two-Gun Kid, aprendo la porta per Carol.

Dall’altra parte, ad aspettarla c’è una donna che indossa un peplo bianco che lascia spazio per le ampie ali angeliche che le escono dalla schiena.

-Nemesi. Se sei venuta a rimproverarmi per aver fallito la missione...

-Al contrario, Carol Jane Susan Danvers. Sono qui per onorare il nostro patto.

-Come? Ma non ho trovato la spada!

-Non era tuo destino trovarla, ma aiutare la sua legittima erede a farlo. Zeus può aver decretato che solo un mortale può brandirla, ma io ho deciso che solo un’anima pura può farlo: per questo né tu né il servo di Merlino vi siete potuti avvicinare. E’ stata Mary Weatherly, o meglio la mortale che porta in grembo, a recuperare la mia spada.

-Tutto questo casino solo per dare la spada a chi sapevi già l’avrebbe avuta!? Non c’era un modo più semplice per... lasciamo perdere, so che discutere con gli dei è inutile.

-Sei più saggia della maggior parte dei mortali con cui ho fatto un patto. La mia parola è sacra, Carol Danvers, per cui ora ti riporterò a...

-Un secondo. Perché Merlino ha inviato il Cavaliere Nero per fermarti?

-Perché il mago crede che la mia spada sarà usata per mettere fine al mondo dei mortali.

-Ma si sbaglia, giusto?

-No. Sarà grazie alla mia spada che il mondo cesserà di esistere.

-E non me lo potevi dire prima!? Se lo sai già, perché non fai niente per impedirlo?

-E’ il destino. Tutto muore, prima o poi. A volte nemmeno gli dei possono fare nulla.

-Ma conosci già il momento in cui la tua spada causerà la fine del mondo, e puoi farmi viaggiare nel tempo, non è così?

-E’ esatto.

-Allora portami lì. E’ inutile tornare a casa se non posso impedire la fine del mondo.

-Non puoi farlo comunque. Non è il tuo destino.

-Vuoi aiutarmi a salvare il mondo o devo prenderti a pugni prima?

-Sarebbe divertente vederti provare. Ma un accordo è un accordo – concede Nemesi, poggiando una mano sulla spalla di Carol. Ed entrambe svaniscono in un istante.

 

Un ospedale di Montreal, nove mesi dopo

Non è stato un viaggio facile: anche con il denaro di Sir Garrett, una donna single del 1876 che viaggia da sola deve superare diversi ostacoli per attraversare un continente. Specialmente dopo aver scoperto di essere incinta.

Entrando in sala parto, Mary Weatherly è rincuorata dal pensiero di poter dare a sua figlia una vita migliore e molto meno strana della sua. Pensa a come potrà spiegarle perché è scappata dal Texas, o della strana fine che ha fatto Mitch Coltrane dopo averla concepita.

Quello che non si aspetta è che, durante il parto, una spada d’argento appaia in tutto il suo splendore. Medico ed ostetrica urlano per lo spavento, a differenza della bambina che è appena venuta alla luce... invece di piangere, sta ridendo.

Specialmente quando la spada fluttua verso di lei; la bambina allunga la mano, ed invece di tagliarla la spada si trasforma in luce per essere assorbita dal suo corpo.

Mary non racconterà mai l’episodio alla figlia: non sopravvivrà nemmeno fino a domani. E l’ospedale si guarderà bene dal rivelare che cosa è successo, non avendolo compreso in fondo.

Soltanto una dea che osserva invisibile la scena, accarezzando la testa della piccola Amelia Weatherly, avrà un ricordo felice di questo momento.

 

Castello Garrington, Regno Unito

Viaggiare nel tempo è una sensazione strana. Carol la associa all’essere teletrasportati: per un istante si ha la sensazione di non trovarsi in nessun posto, poi ci si trova completamente spaesati e ci vogliono alcuni istanti per capire dove ci si trova.

Se non altro Carol si trova in un posto che le è familiare: la cripta del castello di suo marito, dove una mano di pietra esce dalla parete e stringe tra le dita la Lama d’Ebano ancora nel fodero.

“Se non ricordo male come funziona, vuol dire che sono in un’epoca in cui non c’è nessun Cavaliere Nero” pensa Carol, incanalando abbastanza energia fotonica nella mano destra da usarla come torcia. E non appena lo fa, sente il grido di una donna.

La voce appartiene ad una ragazza di vent’anni, vestita in abiti che agli occhi di Carol sono a dir poco antichi. Sembra terrorizzata, al punto da aprire una teca ed estrarre un pugnale per difendersi.

-N-non ti avvicinare! Chi... chi sei? Come hai fatto ad entrare!?

-Stai tranquilla, non voglio farti del male. Quello è il Pugnale d’Ebano, vero? Dovresti metterlo via, è parecchio pericoloso – le dice Carol, avvicinandosi lentamente nel tentativo di calmarla.

Si dimostra una pessima idea: la ragazza si sente messa alle strette ed improvvisamente scatta in avanti, pugnalando Carol allo stomaco. Considerato che il pugnale è tagliente quanto la Lama d’Ebano, in poco tempo Capitan Marvel è a terra a versare sangue sul pavimento di pietra.

 

 

CONTINUA!

 

Nel prossimo numero: La Grande Guerra

 

 

Note

La città di Tombstone ha causato diversi grattacapi. Diverse storie hanno ambientato le avventure di Two-Gun Kid nella città realmente esistente di Tombstone, in Arizona, dove si è svolta la famosa sparatoria all’O.K. Corral. La Tombstone di Two-Gun Kid non può essere QUELLA Tombstone, però, per due motivi: è stata fondata solo nel 1879 (mentre le storie in cui Two-Gun Kid ed altri eroi Western incontrano i Vendicatori sono ambientate prima), e nelle prime storie di Two-Gun Kid (inclusa la prima pagina della sua prima apparizione!) si dice espressamente che la sua Tombstone si trova in Texas. Nel Marvel Universe c’è evidentemente almeno un’altra Tombstone precedente a quella reale! Trovando ridicola l’idea che ce ne fossero due e che Two-Gun Kid si fosse trasferito da una Tombstone fittizia ad un’altra Tombstone fittizia, senza che se ne parlasse mai nelle storie, ho preferito mantenerla in Texas.

E poi c’è chi si lamenta dei problemi di continuity della Marvel moderna!

 

 

 

 

 

 

 

[1] Clint Barton, alias Occhio di Falco

 

[2] Two-Gun Kid ha incontrato i Vendicatori volte: su Avengers #142-147 (in Italia su Thor Corno #168-171)  ambientati prima di questa storia e West Coast Avengers #18-23 (in Italia su StarMagazine Oro #7-10) ambientati dopo